Sono un consulente aziendale, un coach e un consulente filosofico. Mi occupo di persone e organizzazioni. Qui scrivo di come cambiare le une e le altre. In particolare, ma non solo, con le pratiche filosofiche. Perchè, come dice Wittgenstein, "compito della filosofia è mostrare alla mosca come uscire dalla bottiglia". E... giusto per essere chiari: qui le mosche siamo noi. Per chi desidera scrivermi c'è l'e-mail paolo.cervari@gmail.com, mentre per saperne di più su ciò che faccio c'è www.cervari-consulting.com.

Cerca nel blog e nei links

giovedì 4 novembre 2010

Le grandi sfide per il management del XXI secolo – 5

Con rimando ai precedenti post che si trovano sotto l'etichetta "25 sfide per il management di domani", la sfida per il management di domani numero 5 è:

Combattere la paura e aumentare la fiducia. La diffidenza e la paura sono tossiche per l’innovazione e il coinvolgimento, e devono essere estromesse dai sistemi manageriali di domani.

E qui ci viene da ridere: innumerevoli publicazioni e studi ci dicono che l'emozione che ha più corso legale (e illegale) in un'organizazione é la paura. Tutti hanno paura: di perdere il posto, il potere, la rete di relazioni, la fiducia del superiore, degli azionisti, degli stakeholders potenti... I costi di quest'andazzo sono pesantissimi: la paura paralizza, incoraggia il paraculismo e lo scarica barile, invoglia al non fare e uccide l'entusiasmo, la passione e per l'appunto la fiducia. E attenzione, ciò significa meno performance, meno soddisfazione del cliente e meno profitti o output qualsiasi (malati ben curati per esempio). L'antidoto è per l'appunto, la fiducia, la confidenza in sè e negli altri... Ma come si fa a creare fiducia? E' un bel problema, perchè se i valori aziendali li puoi comprare da Mc Kinsey e "installare", benchè fittiziamente (ma ci puoi fare un bella conferenza stampa o una celebrativa "cascade" in cui tutti dicono di si...) la fiducia non si compra, nè si vende. La fiducia va costruita. E ci vuole tempo. Come si fa? E' banale: chiedetevi quando avete fiducia in qualcuno. Ce l'avete quando rispetta gli impegni, è coerente, dice quello che fa e fa quello che dice, non racconta balle, non gioca a carte coperte o truccate e vi sa guardare negli occhi davvero e senza recitare... e infine, udite udite, ha un'etica (qualsivoglia, ce n'è diverse...) e la rispetta. Quindi sappiamo COSA fare... Il problema e semmai il COME... E su questo ho delle idee... ma ora sarebbe lungo dirlo, anche perchè per ogni caso la strada da fare è diversa. Un'unica riflessione in merito: vuoi davvero maggiore fiducia? Bene, allora la domanda che ti faccio subito dopo è: sei disposto a correre i rischi e pagare i costi? Non è gratis... ci vuole fatica e bisogna sapersi mettere in discussione!

Per maggiori informazioni vedi http://www.managementlab.com/ e “Le grandi sfide per il management del XXI secolo del XXI secolo” in Oltre la crisi, Piccola Biblioteca del Sole 24 Ore N. 19/2009, Il Sole 24 Ore).

mercoledì 3 novembre 2010

Alterazioni

Da un po' di tempo, quando ho un'idea che mi devo ricordare, mi scrivo una mail. Ricevere da me stesso, come fossi un'altro, una lettera, sia pure breve - anzi, specie se breve - ti cambia il punto di vista su te stesso. Intanto non sai più se esista un se stesso (specialmente se fai passare un po' di tempo tra la scrittura e la lettura di ciò che ti sei mandato). E' un po' come farsi un regalo... magari a distanza (programmato su un sito che te lo recapita al compleanno, mesi dopo che lo hai chiesto)... in questo modo, un poco perverso, anzi schizoide, ricrei la socialità che ti fonda, e ti fendi in due ma sei in fondo sempre uno, ovvero, vale a dire, molti. Fin qui niente di nuovo... sarebbe come scrivere un diario e rileggerlo, lo faceva anche Madame de Stael. Oppure, per complicare il quadro, Laclos, mettendo in scena e in campo tutti gli scrittori di lettere e tessitori di pericolose amicizie. Ma la cosa nuova è il mezzo: ti arriva davvero. Qualcosa o qualcheduno, un certo dispositivo, ti distanzia da te stesso, ti fa altro e ti tratta e si presenta come tale. Come diceva un mio amico, cui furono amputate le dita della destra: "farlo con la sinistra è bellissimo, sembra che sia un altro". Insomma, in questo modo, ti separi, ti protendi e sopravvivi, ovvero sperimenti la tua morte.