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giovedì 29 dicembre 2011
Guerra originaria
Ho appena finito di leggere Bisogna difendere la società, uno dei corsi di fine anni Settanta al Collége de France di Foucault, che mi ha lasciato un'idea che credo importante. Sostiene, Foucault, che fino a circa il Seicento, la teoria e la filosofia politica si sono fondate su un'idea di sovranità che comportava un'armonia, un'omogeneità e una pacificazione che affondavano le proprie radici nella teoria platonica e aristotelica della polis, e prima ancora, mi viene da aggiungere, nel modello cosmologico del mondo di quaggiù, l'armonia celeste che propaga la sua immagine potente almeno fino a Kant, al suo cielo stellato, che stava sopra di lui a infondere cosmica armonia come e quanto altrettanto faceva la legge morale in lui. Il sovrano, il re, rende abitabile, prospero e armonico il popolo e il territorio: lo costituisce. Ma a partire dal Seicento - dalla sua fine - prende forma un altro paradigma: quello della guerra. All'origine della società non c'è il caos, poi normalizzato dal sovrano (e Hobbes con la sua astratta guerra di tutti contro tutti rientra secondo Foucault in questa tradizione), bensì la guerra tra due fazioni, una ferita, una differenza insanabile tra dominanti e dominati, tra invasori e invasi... idea che tra l'altro sta alla base di quel delirante e meraviglioso libro teso tra neolitico e quest del Graal, tra culti matrilineari e calendari celtici agresti che è La Dea Bianca di Robert Graves. Secondo quest'idea, quella presentata da Foucault, all'origine della storia, dunque, non c'è l'indifferenziato o il caos, ma una polarizzazione originaria tra noi e loro: un conflitto. Foucault non lo dice, ma è possibile a mio avviso ritrovare questa tradizione nella storia della filosofia europea premoderna. Penso per esempio a Eraclito o a Democrito, o a Vico o a Machiavelli, benché quest'ultimo Foucault escluda esplicitamente da un philum che secondo lui nasce nella storia europea soltanto alla fine del Seicento. Al di là di questo, tuttavia, credo che sia interessante l'alternativa: armonia o conflitto? All'origine cosa c'è? Perchè il punto chiave sta in questo: se c'è l'armonia allora bisogna tornarvi, ma se c'è il conflitto si può solo andare avanti, concluderlo, risolverlo. Ovvero progredire, e non è un caso che Foucault ponga questa idea del conflitto originario all'origine (non so se è solo un bisticcio di parole) della modernità. Inoltre c'è un'altra conseguenza importante: se il primum è il conflitto allora il pensiero strategico, lo schierarsi da una parte o dall'altra, è questione necessaria e forse insuperabile. Il che implicherebbe che qualsiasi elogio dell'armonia altro non sia che ideologia volta all'autocelebrazione dei vincitori o, il che in fondo è lo stesso, volta a imbrogliare o mantenere sottomessa la controparte, il partito dei vinti. E dunque: la verità è neutra, una, forse divina, o solo differente, molteplice e schierata? Ed è solo questa l'alternativa possibile?
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domenica 4 dicembre 2011
Charlene Li
E' un cosidetto guru aziendale. A me piace. Dice delle cose interessanti su social network, mercati e sviluppo organizzativo: qui.
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