Sono un consulente aziendale, un coach e un consulente filosofico. Mi occupo di persone e organizzazioni. Qui scrivo di come cambiare le une e le altre. In particolare, ma non solo, con le pratiche filosofiche. Perchè, come dice Wittgenstein, "compito della filosofia è mostrare alla mosca come uscire dalla bottiglia". E... giusto per essere chiari: qui le mosche siamo noi. Per chi desidera scrivermi c'è l'e-mail paolo.cervari@gmail.com, mentre per saperne di più su ciò che faccio c'è www.cervari-consulting.com.

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sabato 20 agosto 2011

C'è un prezzo per tutto

"Costoro non conservano nella loro memoria il ricordo del passato, né se lo rammentano, ma lasciano che questo svanisca a poco a poco, in realtà rendendosi così, giorno dopo giorno, sempre più sguarniti e vuoti, quasi sospesi al giorno che deve ancora venire, come se gli eventi accaduti l'anno già passato, l'altro ieri o ieri non li riguardassero, e non fossero neppure a loro appartenuti". Sono parole di Plutarco (Peri euthumias), riportate da Foucault in L'ermeneutica del soggetto (lezione del 24 Marzo 1982), che così le chiosa: "Il che equivale a dire che costoro sono votati non solo alla discontinuità e al trascorrere, ma anche alla perdita di sè e al vuoto. Essi non sono realmente più nulla. Si trovano nel vuoto".
Ora, posto che si stanno decrivendo gli stulti, ovvero coloro che "si trovano esattamente nella posizione opposta a quella filosofica", e che tale descrizione va riferita al periodo ellenistico, ciò che mi ha colpito è che questa descrizione va benissimo per noi. Non facciamo esattamente così? Non è questo uno dei sintomi del (o il) male del nostro tempo? E trovo molto interessante che l'essenza della stultitia risieda nell'oblio... Ed è per questo che il soggetto che ha l'alzheimer, ovvero quello che io chiamo sulla scorta di Zizek il soggetto postraumatico, è oggi così importante per noi: è il nostro specchio, in fondo, quello che noi siamo. Senza storia, senza (vero) futuro. Insomma, rincoglioniti. Ma la domanda importante a questo punto è: cosa ci ha condotto qui? Qual'è il punto chiave? In un modo un po' fortuito e un po' pop, se vogliamo, ho trovato una risposta in un libro di un autore che ho già citato, Qiu Xialong, che s'intola Ratti Rossi. Siamo in Cina negli anni della transizione e si sta parlando del fatto che si pagano le celebrità per farsi fotografare con loro. Il protagonista conclude sconsolato: "C'è un prezzo per tutto". E il narratore commenta: "Ed era quello il problema. Si rendeva omaggio all'ideologia comunista solo a parole. Nonostante il Quotidiano del popolo e i documenti di Partito, la realtà sociale era che tutti, dal primo all'ultimo, pensavano a se stessi." Ci sarebbe ancora molto da dire, ma voglio tagliare corto con una domanda: dove si è e come si è quando la vita stessa di una persona (di tutte le persone, forse...) è diventata una merce?

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