"Le relazioni di potere non sono qualcosa di cattivo da cui bisogna affrancarsi; credo che non possa esistere una società senza relazioni di potere, se queste vengono intese come strategie attraverso cui gli individui cercano di condurre e determinare la condotta degli altri. Il problema non è, dunque, di cercare di dissolverle nell’utopia di una comunicazione perfettamente trasparente, ma di darsi delle regole di diritto, delle tecniche di gestione e anche una morale, un ethos, la pratica di sé, che consentano, in questi giochi di potere, di giocare con il minimo possibile di dominio".
Michel Foucault, L'ethique du souci de soi comme pratique de la liberté
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mercoledì 27 ottobre 2010
Vitalità della morte
"Il sentimento del nulla è il sentimento di una cosa morta e mortifera. Ma se questo sentimento è vivo (...), la sua vivacità prevale nell'animo (...) alla nullità della cosa che fa sentire, e l'anima riceve vita (se non altro passeggera) dalla stessa forza con cui sente la morte perpetua delle cose, e la sua propria",
Giacomo Leopardi, Zibaldone
Giacomo Leopardi, Zibaldone
lunedì 18 ottobre 2010
Umanimali
"L'uomo ha grande discorso, del quale la più parte è vano e falso. Li animali l'hanno piccolo, ma utile e vero, e meglio è la piccola certezza che la grande bugia"
Leonardo da Vinci, Scritti
Leonardo da Vinci, Scritti
martedì 5 ottobre 2010
Vita e sovranità
Che cos'è la sovranità? E che rapporto ha con la vita? Il sovrano era colui che aveva diritto di vita e di morte... concezione più forte di quel che può sembrare a tutta prima, giacchè per esempio secondo quanto Rousseau scrive nel suo Le contrat social, "la vita non è (...) un beneficio incondizionato della natura, ma un dono condizionato dello Stato" (il maiuscolo è suo, ovviamente). Capito? La vita non è tua, ma un dono che ti fa lo Stato. Il che sembra incredibile, perchè non vedo come lo stato possa procreare - alzi la mano chi tra voi ragazze ha giaciuto con lo stato! Ancora più incredibile che con Dio... Tant'è che se è vero, come è vero che lo stato ha (aveva...? mah....) potere di morte, poteva in realtà darti la vita solo dopo che te l'aveva tolta, con una condanna, concedendoti una grazia (termine le cui risonanze teologiche conosciamo bene...). Insomma il potere dello stato, a ben vedere, è solo di morte, il resto è un bluff, un gioco di prestigio in cui ti si (ri)dà qualcosa che in realtà non ti hanno tolto mai. Il che forse definisce lo stato e la sovranità: ti fanno paura minacciandoti di morte. Che è precisamente la quintessenza della tirannia. E del resto com'è che oggi ci affanniamo tutti a rimanere giovani e sani, a scongiurare la morte? Forse solo la fine dello stato ci potrà fare uscire da questa... schiavitù, o per meglio dire, minorità. Certo, ci sarebbe da dire che cos'è la vita... lo farò in un altro post. Ma posso anticipare che definirla o vederla come "non morire" è abbastanza riduttivo (anzi, molto pericoloso)... e mi ricorda un topo impaurito.
mercoledì 29 settembre 2010
2
"Il numero della politica - quando è in gioco la vita - non è l'Uno, ma il Due."
Roberto Esposito, Pensiero vivente
Roberto Esposito, Pensiero vivente
Identità e complessità
Ma se l'uomo inventa se stesso ed è "faber fortunae suae" (a chi lo si deve attribuire? ...di certo era in voga nel Rinascimento), allora qual'è la sua identità? Ovvero che identità è modificarla? In realtà è proprio da questo che nascono molte delle cose che mi piacciono: il gioco, l'arte, i paradossi, la complessità, le cornici, le cornici di cornici, le cornici di cornici di cornici (et coetera), la schizofrenia, ceci n'est pas une pipe, il teorema di Godel, io sto mentendo e la distinzione (?) tra uso e menzione. Per chiarire: da ragazzo giocavo benino a scacchi ma poi mi sono disamorato: tanta potenza di calcolo, ma... (che noia) unilineare!
L'uomo
L'uomo
"Nec certam sedem, nec propria faciem, nec munus ullum peculiare".
Pico della Mirandola, De hominis dignitate
"Nec certam sedem, nec propria faciem, nec munus ullum peculiare".
Pico della Mirandola, De hominis dignitate
lunedì 20 settembre 2010
La verità
"La verità è una cosa meravigliosa e terribile, e per questo va trattata con cautela". Chi l'ha detto? Ti soprenderò: l'ha detto Albus Silente, preside della Scuola di Magia di Hogwarts e mentore di Harry Potter. Cosa intendeva dire? Ci sarebbe da scrivere un trattato... Allora sfrondo, come diceva Foscolo nei Sepolcri parlando di Machiavelli che a sua volta, nella fattispecie, parlava degli "onori" dei principi (nel suo Il Principe). In primo luogo non esiste la verità. Poi, ce n'è di diversi gradi e qualità (la proposizione 2+2 fa 4 ha un regime di verità diverso dalla proposizione "ti amo", per non parlare di "stai tradendo la mia fiducia", oppure di "quella ragazza è molto bella"). Quindi, la verità, in occidente per lo meno, ovvero nella filosofia, viene detta (e quindi bisogna assumersene la responsabilità). Infine, la verità è spesso relativa, il che non vuol dire affatto che non esista - tant'è vero che prendiamo appuntamenti, ci fidiamo degli altri (di alcuni) e abbiamo aspettative più o meno ragionevoli (ovvero vere) sui comportamenti altrui. Da tutto quanto sopra consegue per l'appunto che la verità sia "meravigliosa e terribile", perchè ci obbliga a essere coerenti con quanto diciamo... e non solo quando prendiamo appuntamenti. La verità è sfuggente, seduttiva, parziale e sempre a venire: è come la Sfinge, che non a caso poneva indovinelli che avevano per posta la vita. Ma perchè ho citato Silente? Sto scrivendo su Harry Potter, saga straordinaria e molto più filosofica di quanto si possa immaginare. Il tema? La morte, che se ci fai caso, leggendo tra le righe, con la verità va a braccetto.
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